Una memoria di Ribelli da raccontare
Un progetto dell’ANPPIA in collaborazione con l’Archivio storico del Comune di Ventotene
L’isola di Ventotene ha infiniti volti, tanti quante le storie delle donne e degli uomini che l’hanno vissuta. La Ventotene di oggi, che possiamo conoscere più o meno tutti prendendo un traghetto dalla terraferma, è un paradiso di colori e profumi, apprezzato principalmente da chi ama le bellezze naturalistiche. Questa magnificenza tuttavia nasconde esperienze ben più crude. Tra quegli stretti vicoli del centro storico, in quella spiaggia che chiamiamo di Cala Rossano o sopra le rocce tufacee del porto romano hanno camminato per anni donne e uomini che il regime fascista ha giudicato come dei nemici per la sicurezza e la morale pubblica.
Oggi, a distanza di anni, sappiamo quasi tutto di queste vite, di quello che furono costretti a subire e di come reagirono. O meglio, molto è stato scritto. Eppure non possiamo negare l’esistenza di quello che potremmo definire un vuoto di memoria collettivo. Al di là delle responsabilità politiche sulla questione, ci è sembrato più urgente dedicare i nostri sforzi a costruire qualcosa che fosse funzionale alla riscoperta di questo passato; una narrazione dedicata soprattutto a quelle generazioni più giovani e per questo meno responsabili di questo oblio.
La mostra che accompagna questa storia cerca di spiegare cosa è stato il confino di polizia, quali gli attori che lo hanno “creato” e i luoghi che ne sono stati teatro. L’isola di Ventotene viene presa a caso emblematico, non solo delle nefandezze perpetrate dal fascismo ma soprattutto degli atti rivoluzionari di chi, anche solo nella sua dimensione più intima, ha tentato di RIBELLARSI a quello stato di cose: una situazione che era diventata per mano del regime LEGALE MA INGIUSTA. Una sintesi di quei roll up che gireranno nei prossimi anni per le scuole della Regione Lazio e poi nel resto d’Italia la potete trovare qui di seguito.
Volevamo fare tuttavia un passo ulteriore verso i ragazzi. La storia che avete appena letto è il frutto di questo sforzo. Costruire una narrazione con un linguaggio diverso da quello che solitamente si trova nei libri di storia. Un fumetto che non dia risposte, ma piuttosto stimoli alla curiosità di capire chi erano quelle ragazze e quei ragazzi che, adolescenti, hanno deciso di rifiutare incondizionatamente i valori del fascismo. Erano giovani, molto giovani, più o meno come i destinatari di questo lavoro.
Il fumetto, la graphic novel, sono strumenti potentissimi perché rilasciano i propri effetti anche a distanza di tanto tempo: rimangono nelle case, possono essere letti da più persone veicolando il proprio messaggio anche a destinatari non previsti (fratelli o sorelle, cugini e perché no, anche genitori).
Con questo progetto vogliamo semplicemente che questi piccoli semi possano stimolare ragazze e ragazzi a capire cosa ha significato e cosa significhi oggi, con le dovute differenze, essere antifascisti.